UNA VITA DA STREGA... ma dov'è la magia?

By: Jan. 09, 2013
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Bella l'idea, ma serve un NETTO cambio di rotta
BroadwayWorld.com - Italy

Deludente l'esperimento di Simone Martini, diretto da Armando Pugliese e ispirato liberamente (forse TROPPO liberamente) alla celebre sit-com americana BEWITCHED - VITA DA STREGA che ha debuttato ieri, 8 gennaio, al Teatro Sistina di Roma con un cast capitanato da Bianca Guaccero e Francesco Venditti.

Questa "commedia d'amore strampalato con musica dal vivo" tesse idealmente un prequel ambientato ai giorni nostri, raccontando la storia di come i due protagonisti si sono conosciuti e innamorati: lui è un agente pubblicitario misogino, squattrinato e anche un po' sfigato; lei - una strega che desidera una vita normale - è la colf dell'agenzia in cui lui lavora. Alla fine si innamorano.

Ma cosa ci sta nel mezzo? Questo è il problema.

L'idea di partenza è molto carina, ma è il modo in cui è stata sviluppata che ha inficiato il tutto... a cominciare dall'insulso libretto di Andrea Taddei e Armando Pugliese che, ricercando la comicità nella volgarità, ottiene l'effetto contrario. I frequenti riferimenti espliciti alla droga o i banali doppi sensi a sfondo sessuale rendono lo spettacolo poco godibile sia al pubblico adulto che, ovviamente, ai bambini. Si parla di streghe, ma dov'è la magia? Sarebbe stato bello vedere qualche numero di illusionismo - anche semplice - e invece l'unica polvere magica di cui si parla fa ben altri... "tipi" di magia. La sitcom viene ricordata per la sua comicità fresca e genuina ma in questo esperimento, anche se "liberamente" ispirato, questo aspetto si perde totalmente.

I personaggi sembrano abbozzati, per non dire 'scarabocchiati.' Tra quelli scritti male e costruiti peggio abbiamo Endora (interpretata da Carla Cassola) che, se in potenza poteva essere uno dei personaggi più divertenti e colorati - chi conosce la serie ricorderà la magnifica Agnes Moorehead rossa di capelli, con abbondante trucco sugli occhi, vestiti sfavillanti e lingua biforcuta - qui diventa una Norma Desmond in preda a crisi epilettiche: è scialba e grigia come tutta la messa in scena, a partire dagli scadenti costumi di Sabrina Chiocchio.
Del tutto senza senso i due scagnozzi/emo (Simone Castano e Luigi Tabita) che cercano di impedire l'innamoramento dei due un po' come Flotsam e Jetsam de LA SIRENETTA. Forse il compito più utile assegnatogli è quello di eseguire i cambi-scena "a vista" durante il loro tema musicale. Apriamo a questo proposito una piccola parentesi sulla scenografia di Andrea Taddei: essenziale, spenta, realizzata male e poco funzionale. Il disegno luci non aiuta, anzi, contribuisce a rendere il tutto ancora più cupo.
Insulsi anche la Signorina Mazzetti, la frivola segretaria interpretata da Serena Mazzone, e il roboante Signor Bigliettoni (aka. Larry Tate, il datore di lavoro di Darrin) ritratto da Alessandro Cremona... tante urla e tanto rumore per nulla.
Nella coppia dei protagonisti, invece, si fatica a capire chi dei due porti i pantaloni. Samanta, ribattezzata Chiara (Bianca Guaccero), non ricalca minimamente la dolce streghetta immortalata da Elizabeth Montgomery ma è altera e testarda per non dire vendicativa... non ha nulla né di Mary Poppins, né di Maria Von Trapp: un vero e proprio maschiaccio. Non si potrebbe dire lo stesso di Darrin, qui Angelo Santi (Francesco Venditti): le note di regia lo definivano "misogino" ma questa caratteristica si perde dopo i primi cinque minuti di spettacolo... per il resto, il personaggio sembra un fantoccio in balìa della marea, un pesce fuor d'acqua.

Ci teniamo a precisare che quanto detto sopra è riferito esclusivamente ai personaggi, non agli attori e alle rispettive interpretazioni che - per quanto possano essere validi - non vengono certo aiutati da una pièce scritta male con personaggi sfocati, scipiti, stereotipati e senza spessore.

Altro tasto dolente: le musiche di Raffaello di Pietro. Chi non ricorda la sigla della sit-com "Bewitched's Theme"? Dato il titolo, ci si sarebbe aspettato di ascoltare una score che ricalcasse lo spirito fresco e jazzy di quel motivetto... e invece, fin dalle prime note ci si accorge di essere su un pianeta diverso. Dal punto di vista stilistico ci troviamo davanti ad una partitura 'sanremese' - improponibile per un musical - senza una propria omogeneità, poco orecchiabile e poco originale. Dal punto di vista drammaturgico la musica non incalza, non cattura quell'attimo di spannung che spinge i personaggi a cantare... viene piuttosto piazzata (quasi sempre) nel posto sbagliato al momento sbagliato! Magra consolazione il fatto che venga eseguita dal vivo, nonostante l'audio non sia dei migliori.

Ci chiediamo a questo punto: il titolo è UNA VITA DA STREGA, ma - passi che sia "liberamente" ispirato - cosa rimane di BEWITCHED, VITA DA STREGA? Considerando quanto detto, lo spettacolo avrebbe potuto benissimo chiamarsi diversamente! L'idea di fondo, ripetiamo, è molto allettante... ma il progetto deve compiere un NETTO cambio di rotta: innanzitutto drammaturgico, riscrivendo il copione con maggiore cura dei personaggi e ricercando una comicità più genuina; stilistico, trasportando la storia nuovamente negli anni '60 e dando a tutta la messa in scena un tocco di colore in più; scenografico, costruendo degli ambienti non necessariamente sontuosi ma, quanto meno, più "confortevoli" sia per il pubblico che per gli attori stessi; e musicale, restituendo a VITA DA STREGA quel sound a cui siamo tutti affezionati ri-scrivendo una partitura orecchiabile ma, al contempo, ricercata. Una volta rivisti questi quattro punti lo spettacolo potrebbe, a nostro avviso, decollare su un manico di scopa e ottere il successo sperato... cosa che ci auguriamo davvero!



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